Sono molte le donne che hanno tentato di riempire di concreti contenuti (ad esempio, per il rispetto della legge 194/78 sull’interruzione di gravidanza) la manifestazione nazionale del 26 novembre a Roma. Inutilmente, considerando che la manifestazione (come recita la sua piattaforma ufficiale o la sua “madrina”) resta esclusivamente contro il cosiddetto “femminicidio” e la “violenza maschile sulle donne”. Argomenti oggi tornati in auge dopo l’elezione di Donald Trump, la cui colpa più grave sarebbe – a detta dei tanti girotondini – quella di essere un “maschilista”. Vale , quindi, la pena soffermarsi sulla questione “femminicidio”: una delle tante Armi di Distrazione di Massa, agitate dal PD e dai suoi maîtres à penser e che si direbbe il contraltare delle campagne xenofobe sugli “stranieri stupratori e criminali”, scatenate periodicamente dalla Lega per cementare il proprio elettorato.
In Italia, l’isteria di massa per il “femminicidio” risale sostanzialmente al 2010 a seguito delle sbalorditive affermazioni di tale Rashida Manjoo, Relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla violenza contro le donne: “Il femminicidio è la prima causa di morte in Italia per le donne tra i 16 e i 44 anni.” Forse poteva bastare ricordarle che, nel 2010, tra i 760 assassinati in Italia 172 erano donne, a monte, nello stesso anno, di 4090 morti per incidenti stradali (1100 donne) o i 5783 morti per incidenti domestici (la metà donne) per mandare a casa questo ennesimo “esperto” paracadutato in Italia da organismi internazionali.
A essere pignoli si potevano riportare anche i dati ufficiali forniti dalle Nazioni Unite per il 2011 (dati esaminati 2008/2010) con il Global study on homicide, che nella parte “Homicides by sex” evidenzia come in Italia il 23,9% delle vittime per omicidio è donna mentre nella quieta Svizzera si ha il 49,1%, in Belgio il 41,5%, a Malta il 75%, in Ungheria il 45,3%, in Croazia il 49%… E tutto questo a monte, in Italia, di un rapporto omicidi/abitanti tra i più bassi del mondo: negli USA, tanto per capirci, vengono ammazzate ogni anno 15.000 persone. Anche la famosa affermazione secondo la quale la maggior parte degli omicidi di donne si consuma nell’”ambito familiare” si ridimensiona se si prendono in esame tutta una serie di statistiche e se si considera che gran parte degli omicidi di donne si consuma, invece, negli ambienti della criminalità legata alla prostituzione .
Fatto sta che, in Italia, – con buona pace degli innumerevoli servizi o programmi TV che enfatizzano il fenomeno – il numero di donne annualmente assassinate è in netto calo; soprattutto dopo l’approvazione della legge 77/2013 che, tra l’altro, secondo il Ministero dell’Interno, ha ridotto drasticamente anche le violenze domestiche contro le donne.
Ma questo autorizza a dire che la condizione delle donne italiane, la loro sicurezza, è invidiabile? Tutt’altro. La macelleria sociale, lo smantellamento dei servizi pubblici, i licenziamenti, la disoccupazione… colpisce in primo luogo le donne, anche esacerbando le tensioni familiari che, in qualche caso, sfociano in delitti o violenze. Ma di questo per l’informazione mainstream è meglio non parlare e dedicarsi, invece, a dipingere un quadro che vuole le donne sopraffatte in quanto uccise e violentate da uomini barbari e gretti. La colpa, quindi, è sempre del vicino: del marito, dell’immigrato, del razzista … mai delle politiche del Governo e dei suoi burattinai. E allora avanti con il Can-can sul femminicidio. E a Roma, il 26 novembre, ci sarà pure la diretta TV: certamente, sarà un successo. Renzi ringrazia.
(articolo già pubblicato nel 2016 nel sito http://pecorarossa.tumblr.com/